lunedì 15 dicembre 2014

Presepe veneziano rinascimentale






Impossibile pensare ad un presepe rinascimentale veneziano, senza rappresentare anche il Doge e la stessa importantissima figura in ambito processionale .... 
Questi infatti, singolarissima figura di principe repubblicano, era al tempo stesso comune mortale e incarnazione vivente di quell'entità quasi mistica costituita dallo stato di San Marco, esponente del gruppo dirigente patrizio e resacerdote, chiamato in talune occasioni cerimoniali ad esercitare, sebbene simbolicamente, poteri di natura religiosa che non escludevano neppure (si pensi al rito dello sposalizio del mare nel corso della festa della "Sensa") sconfinamenti nel magico. 








Il Natale a Firenze nel Rinascimento





Nella Firenze medievale e rinascimentale, durante il giorno della vigilia di Natale, era tipica usanza cittadina bruciare nel camino un grosso ceppo (spesso di quercia o d'olivo), le cui faville, che salivano in alto, erano interpretate come auspici. La mattina seguente, la cenere del ceppo bruciato, veniva raccolta e sparsa sui campi, come voto augurale di protezione delle messi. 

 

E' curioso notare come, a quel tempo, i fiorentini usassero il termine "ceppo" come sinonimo di "dono" o "regalo". Alla vigilia di Natale, all'interno delle loro abitazioni, le famiglie attendevano la mezzanotte, per scambiarsi gli auguri; in quell'occasione, i ragazzi venivano allontanati per permettere ai genitori di preparare i "ceppi portadoni", che contenevano al loro interno dolci e frutta ed erano ornati con pigne dorate, ramoscelli d'abete, fiori di carta colorata e candeline. Quando non erano fatti in casa, i ceppi venivano acquistati da venditori ambulanti sotto la loggia del Mercato Nuovo. 

 

Insieme a questa tradizione, nella Firenze quattrocentesca, era ampiamente diffusa la produzione artigianale delle figure di gesso da destinare al presepe (la tradizione risale all'epoca di San Francesco d'Assisi che, nel 1223, realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività; il termine "presepe" deriva dal latino "praesaepe", cioè greppia, mangiatoia, ma anche recinto chiuso, all'interno del quale venivano custoditi ovini e caprini). Alcuni dei presepi furono addirittura animati attraverso meccanismi particolari, come quello realizzato dal Buontalenti per Francesco I de' Medici. 


L'iconografia del presepio ebbe un impulso nel Quattrocento, grazie ad alcuni grandi maestri della pittura: il Botticelli, nell'Adorazione dei Magi (Firenze, Galleria degli Uffizi), raffigurò alcuni personaggi della famiglia Medici; Giotto dette il suo contributo con la Natività della Cappella degli Scrovegni a Padova. Nel Quattrocento, anche Luca e Andrea Della Robbia rappresentarono scene della Natività nelle loro graziose terrecotte, la più significativa delle quali è presente nel convento de La Verna (un'altra famosa terracotta robbiana, con sfondo affrescato da Benozzo Gozzoli, si trova nel duomo di Volterra). Sempre in quel periodo, Filippino Lippi compose la Natività che è oggi esposta al Museo Diocesano di Milano; Piero della Francesca l'opera dedicata alla nascita di Cristo che è possibile ammirare alla National Gallery di Londra; il Correggio quella della Pinacoteca di Brera. 
Sandro Botticelli - Adorazione dei magi 1475 -
Galleria degli Uffizi, Firenze

La sera del 24 dicembre, allegre e chiassose compagnie, al suono di trombe e liuti, intonavano canzoni e filastrocche, una delle quali, nota come "Cicalata", veniva fatta cantare ai bambini e recitava più o meno così: "Ave, Maria del Ceppo, Angiolo Benedetto, l'Angelo mi rispose: Ceppo mio bello, portami tante cose!". 


Lorenzo Sieni



domenica 14 dicembre 2014

Presepi e Rinascimento



Eccellono in quel periodo opere d’arte quali le maioliche invetriate e policrome dei Della Robbia e bassorilievi di veri e grandi artisti come quello del Rossellino nella chiesa di Sant’Anna a Napoli.
Cominciano a configurarsi presepi veri e propri come quelli scolpiti in legno di gusto nordico. (ad esempio le figure degli Alamanno in San Giovanni a Carbonarsa a Napoli).
Ed ancora assai espressive sono le figure di Giovanni di Nola in cui è già marcatamente presente accanto all’ampio respiro delle opere rinascimentali un’attenta ricerca di carattere tipica di tutti i presepi napoletani.
Nello stesso periodo rinascimentale hanno il loro sviluppo i presepi pugliesi e lucani.
Sono presepi del tutto particolari che occupano un’intera cappella o addirittura il transetto destro o sinistro di una chiesa.
Anche qui non mancano pastori di tipo popolare, ma nel paesaggio si distingue subito nella sua grandiosità la scena sacra a differenza dei presepi napoletani.
Tutti questi presepi di cui quello materano incastonato nei Sassi assume una dimensione unica, sono quasi tutti policromati.
L’artista più noto del presepio pugliese è Stefano da Putignano un autentico caposcuola.